Chi mi conosce sa come affronto queste tematiche: non cerco dibattiti infiniti, credo che la "pratica” su questi argomenti conti mille volte più della “teoria”.

C'è però un passaggio della legge approvata dal Parlamento spagnolo che mi ferisce e credo dovrebbe ferire ognuno di noi. Non è un dettaglio.
Si legge in questa legge che il paziente per poter usufruire dell'eutanasia...deve soffrire di una malattia grave e incurabile.

Incurabile? Esiste qualcosa di incurabile?
E come la mettiamo con le migliaia/milioni di persone che al mondo si prendono quotidianamente cura di malati gravi, di disabili anche in condizioni estreme? Non li stanno forse curando? E loro quelli che possono decidere di farla finita, non sono curati, anche amorevolmente curati?

C'è una differenza abissale fra “incurabile” e “inguaribile” e confondere queste due parole in una legge dello Stato non è, non può essere solo un lapsus.

Sta passando da anni il messaggio che in fondo inguaribile e incurabile sono la stessa cosa, che se una persona è gravemente malata o gravemente disabile e visto che prima o poi dovrà morire (beh, anche il gravemente 'sano' prima o poi dovrà morire, no?) diventa perfettamente inutile curarla.

Mi sembra tutto tremendo.

Perché curare vuol dire "prendersi cura di” e in ogni momento della nostra vita siamo chiamati a prenderci cura di...mia moglie, mio marito, i miei figli, i miei fratelli e sorelle, i miei genitori, l'amico in crisi, il collega di lavoro, il cagnolino o il gatto, la pianta da concimare, l'imprevisto che ogni minuto bussa alla nostra porta.
Tutto.

Tutto con le sue fatiche le sue gioie, le sue emozioni. i suoi sussurri, le sue speranze, i suoi misteri.
E se tutto ciò non ha più senso, o almeno in certi momenti diventa inutile, che roba diventa la vita?
Non è un dettaglio, pensiamoci.

Massimo Pandolfi - presidente del Club

Per vedere i pulsanti di condivisione per i social (Facebook, Twitter ecc.), accetta i c o o k i e di "terze parti" relativi a mappe, video e plugin social (se prima di accettare vuoi saperne di più sui c o o k i e di questo sito, leggi l'informativa estesa).
Accetta c o o k i e di "terze parti"

Era un avvocato, si chiamava Andrea Russo. Un nome anonimo, un filantropo anonimo, una persona però speciale. Un amico straordinario per il Club l'inguaribile voglia di vivere.

Era uno dei nostri soci, da anni. Aveva conosciuto agli albori il Club. Rimase colpito dalla storia di Carlo Marongiu e di sua moglie Mirella; lui ex vigile del fuoco malato di Sla, lei sempre al suo fianco, fino all'ultimo respiro, nella loro Narbolia, in Sardegna. Silenziosamente, nel suo stile, si era dato da fare per aiutare Carlo e Mirella. Poi si è avvicinato sempre di più al Club, si associava a noi ogni anno, spesso e volentieri, ora possiamo dirlo - faceva donazioni importanti -. E' grazie anche a lui se siamo riusciti a portare a termine alcuni progetti.
Poche parole, e mai una di troppo, tanti fatti. Un occhio sempre amorevole per la nostra attività, per la nostra missione.

L'ho conosciuto di persona poco più di un anno fa, a Roma, in Parlamento, quando per il decennale del Club abbiamo presentato il libro 'Innamorati della vita'. Venne all'incontro insieme a sua moglie Stefania e bastava guardarlo negli occhi per capire che gran signore era quest'uomo. Giuro, non sono le solite cose che si dicono per chi non c'è più.
Sì, perché Andrea Russo, l'avvocato Andrea Russo, ci ha lasciati, è salito in cielo. Ce lo ha comunicato proprio Mirella Marongiu, la nostra Mirella, lei che ha fatto da tramite fra noi e questo galantuomo.
Non ha voluto fiori per questo suo ultimo viaggio, ma opere di bene. E anche queste opere di bene ha deciso di dirottarle a noi, al Club L'inguaribile voglia di vivere.


Grazie Andrea (posso chiamarla per nome per l'ultimo saluto?), grazie di tutto e per tutto. Il suo esempio decennale rappresenterà per sempre una pietra miliare del nostro cammino. Non la dimenticheremo
Massimo Pandolfi, presidente del Club

Per vedere i pulsanti di condivisione per i social (Facebook, Twitter ecc.), accetta i c o o k i e di "terze parti" relativi a mappe, video e plugin social (se prima di accettare vuoi saperne di più sui c o o k i e di questo sito, leggi l'informativa estesa).
Accetta c o o k i e di "terze parti"

È una bella storia, sì. L'abbiamo festeggiata a fine marzo, la celebriamo per tutto il 2020. Il Club L'inguaribile voglia di vivere ha 10 anni e sta diventando grande, ma mantiene l'entusiasmo di un bambino che si stupisce di tutto, della realtà.

E tutti noi, in questi mesi complicati, ci siamo e ci stiamo più che mai stupendo (guardate le parole come amano giocare fra di loro: stupendo del verbo stupire, stupendo come meraviglioso...) della realtà.

Dovevamo e volevamo fare tante cose, incontri, l'agenda del Club era piena dopo lo storico 13 febbraio, la vigilia di San Valentino, quando prima a Roma, in una prestigiosa aula della Camera dei Deputati, e poi la sera a Bologna, nella sede degli Incontri Esistenziali di Illumia, abbiamo presentato il libro 'Innamorati dell vita', che non è altro che il basilare strumento con cui celebriamo il 2020. Poi è arrivato il virus, lo stramaledetto Coronavirus che ha paralizzato l'Italia e il mondo. Noi abbiamo provato ad affrontarlo così: quel minuscolissimo e misterioso morbo lo abbiamo ribattezzato 'agrume'. E lo abbiamo spremuto, così come la nostra nuova vita quotidiana, alla ricerca della 'polpa', del bene. Sì, perché la realtà è fatta per essere positiva. Stupisce, è stupenda.

Ma no, direte voi, non può essere stupenda una realtà che ha massacrato migliaia di famiglie, ucciso per sone indifese, decimata una generazione, paralizzato l'economia, isolato ognuno di noi. Chiusi in casa, barricati come durante la guerra. Quindi?

Quindi ci siamo fatti aiutare dai nostri amici che in dieci anni di vita del club ci hanno accompagnati: malati, disabili. Ecco, loro sì che sono abituati a dovere spremere del bene da una realtà che sembra solo maledetta.

Stavolta ci hanno dato una mano, tanto.

Potevamo ibernarci, vivere del nulla, invece abbiamo provato a crescere, sporcarci le mani nella realtà. La nostra guida, il nostro 'papà', il nostro presidente onorario (il dottor Mario Melazzini, malato di Sla) ci insegna che <La circostanza, qualunque essa sia, non è obiezione alla tua felicità e alla speranza, ma ne è il tramite. Chiunque, anche in una situa zione di difficoltà, di malattia o di disabilità, può avere speranza ed essere felice>.

E allora avanti! Gli incontri che avevamo programmato in giro per l'Italia li abbiamo trasferiti, grazie all'intuizione del nostro vicepresidente Fabio Conti, sul web. Ne è nata una raffica di sorprendenti testimonianze, che vanno riviste (è possibile sui nostri canali youtube e sulla pagina ufficiale del Club su Fb).

Appena possibile torneremo a vederci, toccarci, anche con incontri pubblici. Anche per presentare di più e meglio il libro Innamorati della Vita. Perché noi siamo innamorati, innamorati pazzi, della vita.

Per vedere i pulsanti di condivisione per i social (Facebook, Twitter ecc.), accetta i c o o k i e di "terze parti" relativi a mappe, video e plugin social (se prima di accettare vuoi saperne di più sui c o o k i e di questo sito, leggi l'informativa estesa).
Accetta c o o k i e di "terze parti"