Dal social di Annalisa Teggi:
Il tetto di casa divelto e «la culla è stata la prima cosa a volare via». Risucchiata nel tornado che nella città di Clarksville (Tennessee) ha fatto 3 morti e dozzine di feriti.
Un incubo fatto realtà per una giovane mamma di 22 anni, Sidney Moore, durante il riposino pomeridiano. Ha visto il figlio di 4 mesi finire nel vortice. «Non c'è stato alcun segnale» ha raccontato Sidney che è riuscita proteggere l’altro figlio di poco più di un anno.
Il padre - che si chiama Aramis! - si è lussato una spalla nel tentativo di trattenere la culla, ma non ce l’ha fatta.
E poi la sorpresa. «Lo abbiamo cercato sotto la pioggia battente, sono stati i soccorritori a trovarlo. Era su un albero illeso e sembrava giacere in una piccola culla fatta di rami».
È sempre la mamma a commentare: «È stato come se qualcuno lo avesse posato delicatamente su quell'albero…forse un angelo».
La vasca da bagno di casa loro è stata trovata a un miglio di distanza, il tetto è finito sopra un parcheggio pubblico. Il bimbo volato via con la culla ha riportato solo un taglio in viso.
I figli ci scappano di mano, la nostra protezione è una stretta impotente. Ci lussiamo, ci proviamo. Li attendono tempeste, squassi, ferite. Ogni eventualità è contemplata, dal miracolo di attraversare illesi un tornado al mistero di morti precoci. Miracolo in ogni caso è la certezza di una compagnia del cielo che non ci molla (genitori e figli), qualunque cosa accada.
Dagli amici di Zero DIciotto:
Carissimi, conoscete già la storia “NON C’E’ POSTO PER VOI”, scritta da don Bruno Ferrero? Avete voglia di ascoltarla?
Guido Purlini aveva 12 anni e frequentava la prima media. Era già stato bocciato due volte. Era un ragazzo grande e goffo, lento di riflessi e di comprendonio, ma benvoluto dai compagni. Sempre servizievole, volenteroso e sorridente, era diventato il protettore naturale dei bambini più piccoli. L’avvenimento più importante della scuola, ogni anno, era la recita natalizia. A Guido sarebbe piaciuto fare il pastore con il flauto, ma la signorina Lombardi gli diede una parte più impegnativa, quella del locandiere, perché comportava poche battute e il fisico di Guido avrebbe dato più forza al suo rifiuto di accogliere Giuseppe e Maria: “Andate via“.
La sera della rappresentazione c’era un folto pubblico di genitori e parenti. Nessuno viveva la magia della santa notte più intensamente di Guido Purlini. E venne il momento dell’entrata in scena di Giuseppe, che avanzò pian piano verso la porta della locanda sorreggendo teneramente Maria . Giuseppe bussò forte alla porta di legno inserita nello scenario dipinto. Guido, il locandiere era là, in attesa. “Che cosa volete ? “, chiese Guido, aprendo bruscamente la porta. “Cerchiamo un alloggio“. – “Cercatelo altrove, la locanda è al completo“. La recitazione di Guido era forse un po’ statica, ma il suo tono era molto deciso. “Signore, abbiamo chiesto ovunque invano. Viaggiamo da molto tempo e siamo stanchi morti. “Non c’è posto per voi in questa locanda“, replicò Guido con faccia burbera. “La prego, buon locandiere, mia moglie Maria, qui, aspetta un bambino e ha bisogno di un luogo per riposare. Sono certo che riuscirete a trovare un angolino. Non ne può più“. A questo, punto per la prima volta, il locandiere parve addolcirsi e guardò verso Maria. Seguì una lunga pausa, lunga abbastanza da far serpeggiare un filo di imbarazzo tra il pubblico. “ No! Andate via! “ sussurrò il suggeritore da dietro le quinte. “ No ! “ ripetè Guido automaticamente – “Andate via!“. Rattristato Giuseppe strinse a sé Maria, che gli appoggiò sconsolatamente la testa sulla spalla, e cominciò ad allontanarsi con lei. Invece di chiudere la porta, però, Guido il locandiere rimase sulla soglia con lo sguardo fisso sulla miseranda coppia.
Aveva la bocca aperta, la fronte solcata da rughe di preoccupazione, e i suoi occhi si stavano riempiendo di lacrime. Tutt’a un tratto, quella recita divenne differente da tutte le altre. “Non andar via, Giuseppe“ gridò Guido. “Riporta qui Maria”. E, con il volto illuminato da un grande sorriso, aggiunse: “Potete prendere la mia stanza“. Secondo alcuni, quel rimbambito di Guido Purlini aveva mandato a pallino la rappresentazione. Ma per gli altri, per la maggior parte, fu la più natalizia di tutte le rappresentazioni natalizie che avessero mai visto.
E noi, che cosa avremmo fatto? Ci saremmo uniti al gruppo degli spettatori che pensarono che Guido aveva reso quella recita la più natalizia di tutte le recite natalizie?
Quando non restiamo indifferenti verso i fratelli che soffrono, quando non giriamo lo sguardo da un’altra parte, dicendo “la cosa non mi riguarda”, quando ci sporchiamo le mani per dar da bere a chi ha sete, per assistere chi è malato, quando stiamo accanto a chi è disperato, a chi è povero, a chi è ai margini della società, a chi è stato privato di ogni dignità, quando tendiamo la nostra mano a chi ci chiede qualcosa da mangiare, anche noi offriamo “la nostra stanza” ai fratelli!
Signore, non è facile – lo sappiamo - ma vogliamo “offrirti la nostra stanza”, proprio come fece Guido! Abbiamo bisogno del tuo amore! Proprio come fecero i pastori, che vennero fino a Betlemme, anche noi, oggi, vogliamo venire da Te. La strada è in salita: va superata la vetta dell’egoismo, non bisogna scivolare nei burroni dell’indifferenza, ma Tu, Signore, sei lì ad attenderci. Solo venendo da Te, potremo accorgerci che Tu, deposto in una mangiatoia, sei il pane della vita. Abbiamo bisogno del tuo amore: da Te amati, potremo anche noi amare e prendere per mano i fratelli.
E, allora, sarà veramente Natale! Ogni giorno!!!
Daniel Barenboim è un pianista e famoso direttore d'orchestra argentino con cittadinanza spagnola, israeliana e palestinese.
Nel 1999 insieme allo studioso palestinese Edward Said ha fondato a Weimar la West-Eastern Divan Orchestra, un’orchestra che riunisce giovani musicisti provenienti da paesi e culture storicamente nemiche: Israele, Egitto, Giordania, Siria, Libano e Palestina in uno straordinario laboratorio di integrazione e dialogo.
Come afferma infatti lo stesso Barenboim: “non è sufficiente pensare che un’orchestra possa rappresentare un magnifico progetto sociale e che questa idea possa funzionare da sola; può essere una grandissima motivazione, ma poi devono vedersi i risultati. Nel momento in cui la Divan Orchestra sale sul palcoscenico il pubblico è sicuramente pieno d’ammirazione per il coraggio di questi giovani, ma alla seconda nota ha già dimenticato questo aspetto e vuole ascoltare solo della buona musica, suonata al massimo livello possibile”. Quindi passione per una musica capace di abbattere barriere considerate insormontabili, capace di creare ponti incoraggiando le persone ad ascoltare la narrativa dell’altro, ma al tempo stesso grande professionalità e lavoro. il primo concerto della Divan Orchestra è stato a Ramallah, in Cisgiordania il 21 agosto 2005 con il sostegno delle Ambasciate di Germania, Francia e soprattutto Spagna, che ha dotato tutti i musicisti di un passaporto diplomatico.
"Questo concerto non è diverso da tanti altri, dal punto di vista musicale - ha detto Barenboim - ma si potrebbe scrivere un libro sui problemi di tipo logistico". Musicisti arabi e israeliani sono giunti infatti a Ramallah con due diversi cortei diplomatici, attraversando frontiere blindate e vincendo paure, sospetti e difficoltà di ogni tipo.
Il percorso della Divan Orchestra non è stato certo semplice perché tutte queste difficoltà si sono moltiplicate nel corso di questi anni. I palestinesi non hanno passaporto e quindi è complicatissimo farli uscire dai propri confini e comunque l’integrazione tra persone con storie così diverse è un percorso da costruire con pazienza senza perdere la speranza. Uno degli obiettivi dell’orchestra è stato quello di esibirsi in tutti i paesi rappresentati dai suoi musicisti. I concerti a Rabat, Doha, Abu Dhabi e a Ramallah sono stati passi avanti verso la realizzazione di questa aspirazione. Purtroppo la grave situazione attuale ha azzerato l’attività dell’orchestra.
La grandezza di questo tentativo ci ricorda che la musica da sola non può risolvere i conflitti ma garantisce all’individuo il diritto e l’obbligo di esprimersi pienamente mentre ascolta il suo prossimo. Le Nazioni Unite hanno proclamato Daniel Barenboim “messaggero della pace” e hanno riconosciuto la West-Eastern Divan Orchestra come difensore mondiale della comprensione culturale per promuovere la tolleranza, la comprensione e l’unità tra i popoli di diverse identità culturali e religiose, la prima orchestra a ricevere questo onore.